La Storia

In una lettera datata 28 settembre 1474, indirizzata dal Duca ad un suo intendente egli scrive: "havendone lo Ill.mo Duca de Ferrara facto richiedere per mezo del suo Ambassadore che gli vogliamo compiacere sachi XII de riso: quale desidera de haverne per seminare in Ferrarese, Te scrivemo et commettemo che al dito Ambassadore o ad qualunque suo messo debi subito fare consignare li dicti sachi XII de riso".
Con un simile regalo, Galeazzo Maria Sforza intendeva forse vantare i suoi successi in agricoltura, e mostrare che non era un futile capriccio che gli aveva fatto impiantare una risaia nell'agro vigevanese, facendo arrivare l'acqua necessaria dal Ticino.
Dunque per seguire i progressi nella coltura del riso e magari fare qualche battuta di caccia nei dintorni, il Duca Galeazzo Maria Sforza si fermava talvolta nel Castello di Pieve del Cairo, dove i feudatari Beccaria, in suo onore gli avevano riservato un appartamento con il salone dotato appunto del camino attribuito alla bottega dell'Amadeo, oggi al Castello Sforzesco di Milano. 
Il castello di Pieve del Cairo, era una delle roccaforti della Lomellina, e Capo Pieve d'un esteso territorio. Del castello di Pieve del Cairo si hanno notizie fin dal 12° secolo. La storia del paese ricorda il passaggio del Barbarossa e quello non meno funesto nel 1404 di Facino Cane, condottiero al soldo dei Visconti. Nel XIV secolo divenne feudo dei Beccaria, un ramo dei quali prese dal luogo il nome di Beccaria della Pieve, feudatari del Duca Galeazzo Maria Sforza che, come noto, aveva promosso la coltura del riso in Lomellina e che per seguirne i progressi e magari fare qualche battuta di caccia, si fermava talvolta nel Castello di Pieve del Cairo. L'episodio storico più noto è sicuramente quello riportato anche dal Guicciardini nella sua "Storia d'Italia" della liberazione del cardinale Giovanni de' Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, futuro papa leone X. Nel 1512, gli abitanti di Pieve del Cairo, liberarono il cardinale Giovanni de' Medici, legato pontificio di Papa Giulio II presso l'esercito della Lega Santa, catturato dai francesi nella battaglia di Ravenna e detenuto nel castello locale. Per ringraziare la comunità, una volta salito al soglio pontificio con il nome di Leone X, Giovanni de' Medici concesse due giubilei annui. Fu posseduto poi dai Guasco del Castelletto, patrizi di Alessandria. Questi lo abitarono quasi di continuo, riducendolo a sontuosa dimora, ornata di marmi e statue, e stabilendovi anche un grandioso giardino, con zampilli e giochi d' acque, che " da vano poscia moto ad un filatoio di seta, praticando così l'utile dulci". L'arco trionfale posto all'ingresso a nord dell'abitato commemora il passaggio di Margherita d'Austria, promessa sposa di un Infante di Spagna, nazione della quale divenne poi Regina (1599). Tale manufatto reca due lapidi, su una delle quali si legge:
MARCHIO EMMANUEL DE ABDUA
POPULO FAVENTE AD AVI M. PETRI ISIMBARDI VOTUM SOLVENDUM
HOC MONUMENTUM VETUSTATE AC INTEMPERIAE DELAPSUM
RESTAURANDUM CURAVIT
ANNO MDCCCLXXXIV